Siamo qui oggi in piazza come operatrici e operatori del sociale (oss educatrici) per denunciare una situazione che è sempre più insostenibile, e per ribadire ancora una volta che non siamo né missionarie, né volontarie ma lavoratrici e lavoratori che si prendono cura di altre persone e che vengono continuamente messe di fronte a ricatto tra far valere i propri diritti di lavoratori e lavoratrici e il prendersi cura adeguatamente delle persone che necessitano di supporto: disabili, minori, anziani.

Siamo le OSS che si prendono cura dei vostri genitori anziani nelle RSA, le nuove istituzioni con 200 posti letto in cui il lavoro di cura si basa sui MINUTAGGI, un calcolo puramente economico che presuppone un tempo prestabilito per effettuare ogni singola mansione di assistenza come se avessimo a che fare con pezzi su una catena di montaggio e non con persone che necessitano di cura, attenzione, relazione umana.

Siamo le educatrici

Quando come operatori e operatrici sociali pensiamo che tanto nulla possa cambiare

Quando la rabbia per le condizioni in cui lavoriamo diventa autodistruzione invece che stimolo all’azione collettiva

Quando “facciamo il nostro” ma torniamo a casa esauriti

Quando pensiamo che il nemico principale sia il/la collega in malattia o con limitazioni fisiche

Quando un/a nostra/a collega subisce mobbing ma facciamo finta di non vedere per paura di ritorsioni

Quando non riceviamo lo stipendio da mesi

Quando facciamo turni da 24h

Quando ci inquadrano 3 tre livelli inferiori al nostro per risparmiare

Quando facciamo le notti passive pagate a forfet (o 5 euro a notte) perché “tanto dormi” ( certo, in un mondo fatato in cui in comunità di notte non succede mai nulla)

Quando minimizzano le aggressioni degli “utenti” guardandoci storto perché pretendiamo sia riconosciuto come infortunio sul lavoro, rispondendoci: “fa parte del lavoro”

Quando, nonostante l’elenco sopracitato il nostro stipendio non ci permette una vita dignitosa…

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